Ringiovanisci!
The Watch Publisher ©2007-19 All Rights Reserved
 


Beh, mi sono ri­sol­to a ripar­lar­ne; non fos­se al­tro per­ché bu­o­na par­te di que­sto te­sto era in can­tie­re da anni, sen­za che a­ves­si più a­vu­to modo di por­vi mano; e sa­reb­be sta­to un pec­ca­to tra­scurarlo del tut­to.
Però non avrò mol­to tem­po da de­di­cargli; co­stru­i­re bene un sito Web è più im­pe­gna­ti­vo di quan­to sem­bri, so­prat­tut­to oggi, con sem­pre nu­o­ve pe­ri­fe­ri­che di ogni formato.
Cer­co solo di ren­de­re di­spo­ni­bi­le ad al­tri una mag­gio­re e­spe­ri­men­tazione, che po­treb­be ri­ve­lar­si - come lo è per me - di in­dub­bia u­ti­li­tà. Per­ciò pre­go chi vor­rà ser­virene di per­do­na­re qual­che im­man­ca­bi­le ri­pe­ti­zio­ne o con­si­de­ra­zio­ne su­pe­ra­ta dal te­sto stes­so :).

Un emblema dei 5 Riti Tibetani – clic per vederlo in argento /oro
Per cominciare, ecco un logo ap­pron­ta­to per l'oc­ca­sio­ne che rac­chiu­de, in sim­bio­si con la ce­le­bre fi­gu­ra di Le­o­nar­do, la sum­ma dei 4 Riti di base in una sin­te­si del tut­to sim­bo­li­ca, (che trae spun­to dal­la dop­pia po­si­zio­ne del­le gam­be) ri­suc­chia­ti in un u­ni­co vor­ti­ce, che sale tra le brac­cia tese, come se nel loro moto si ri­chiu­dessero ad ab­brac­ciar­lo.
Mi au­gu­ro che vi a­iu­ti a ram­mentarne il sen­so re­con­di­to che stia­mo per ri­sco­pri­re; o per­ché no? di­ve­ni­re un or­na­men­to d´ar­gen­to (clic…), se­gno di­stin­ti­vo di chi pra­ti­ca i 5 Riti ;) se qualcuno che produce gioielli volesse realizzarlo mi contatti (support@).

Bene, devo però pre­met­te­re che que­sto sito non è ri­vol­to a chi non co­no­sce an­co­ra “i 5 Ti­be­ta­ni”
che poi, chia­riamolo su­bi­to, si trat­ta de “i 5 Riti Ti­be­ta­ni” come è ti­tolata ogni pa­gi­na del ma­nua­let­to o­ri­gi­na­le del 1939 «The Eye of Revelation» da me ri­sco­per­to e ri­tradotto cor­ret­ta­mente con il be­ne­sta­re dell´E­di­to­re, sca­val­can­do al­cu­ne al­te­ra­zio­ni ap­por­ta­te nel­le suc­ces­si­ve e­di­zio­ni im­prov­vi­sa­te sin dal 1947.
Tant´era la sfi­da del com­pren­de­re per­ché mai de­finirli Riti, che si è pre­fe­ri­to chiamarli solo '5 Ti­be­ta­ni', sen­za la mi­ni­ma co­gni­zio­ne del fat­to che si trat­ti ef­fet­ti­va­men­te di riti – ciò che ho di­spie­ga­to in una nu­tri­ta trat­ta­zio­ne – men­tre per con­tro non se ne tro­va al­cu­na trac­cia nel­la cul­tu­ra ti­be­ta­na, se non per la nar­ra­ti­va più o meno av­ven­tu­ro­sa del fan­to­ma­ti­co Co­lon­nel­lo Bradford (pe­ral­tro una storia non i­so­la­ta nel con­te­sto hol­lywo­o­diano di quel pe­rio­do: cfr. il film di Frank Ca­pra «O­riz­zon­te Per­du­to» - 1937).

An­che se de­dicherò un paio di pa­gi­ne già ap­pron­ta­te a qual­che gra­di­to vi­si­ta­to­re at­trat­to da un oc­ca­sio­na­le, o po­ten­zia­le mo­ti­vo d´in­te­res­se, quan­to se­gue è de­di­ca­to ad ap­pro­fon­di­re una co­no­scen­za, se non una pra­ti­ca dei Riti, già av­via­ta e al­me­no in par­te con­sa­pe­vo­le.
Nel pri­mo sito da me i­sti­tu­i­to, in cui pre­sen­to il sog­get­to ed il mio trat­ta­to che lo svi­scera, è di­spo­ni­bi­le gra­tu­i­ta­men­te un e­strat­to in PDF di po­che pa­gi­ne, suf­fi­cen­ti ad i­ni­zia­re l´e­se­cu­zio­ne dei cin­que mo­vi­men­ti de­scrit­ti.
Il mio sag­gio di cir­ca 300 pa­gi­ne ne di­la­ta l´in­ter­pre­ta­zio­ne alla luce di mol­te co­no­scen­ze e­so­te­ri­che e cul­tu­ra­li tra­di­zio­na­li.
Esso rimanda ad un se­con­do sito, che ne pro­po­ne ul­te­rio­ri a­spet­ti e­spli­ca­ti­vi tra i più a­van­za­ti, in­ter­ve­nu­ti dopo la mia pri­ma im­pe­gna­ti­va ste­su­ra e pub­bli­ca­zio­ne cir­ca set­te anni pri­ma. Una ricerca continua, che ac­com­pa­gna ogni giorno ed ogni esecuzione, lontana da interessi commerciali o speculativi di fronte a tanta me­ra­vi­glia!

Per­ciò mi ero pre­di­spo­sto, ed in­fi­ne qual­co­sa mi ha in­dot­to, ad ar­ric­chi­re e sin­te­tiz­za­re in que­sto spa­zio de­di­ca­to da tem­po - ne fa fede il nome a do­mi­nio re­gi­stra­to di pro­po­si­to anni fa - una mag­gior ma­tu­ra­zio­ne del­l´ar­go­men­to, svi­lup­pan­do no­zio­ni che non deb­bo­no a pa­rer mio ri­ma­ne­re in sot­to­fon­do, ben­ché già in­tro­dot­te nel li­bro, ma che po­treb­be­ro re­starvi pro­prio per la loro pe­cu­lia­ri­tà, tale da ren­der­le pre­zio­se ma allo stes­so tem­po dif­fi­ci­li da as­si­mi­la­re.
L´u­ma­ni­tà è ad una svol­ta che pre­lu­de ad nu­o­va per­ce­zio­ne del re­a­le, fat­ta di pro­spet­ti­ve e pro­fon­di­tà cor­ren­te­men­te i­ne­splo­ra­te, an­che se non tut­ti vi per­ver­ran­no con la stes­sa tem­pi­stica.

SONO GIO­VA­NE, MA… CU­RIO­SO

Pure que­sta sto­ria è dav­ve­ro cu­rio­sa.
Quan­do ero bim­bo (al­tri tem­pi!) non e­si­ste­va il Web nep­pu­re nei rac­con­ti più fan­ta­sio­si, men­tre si tro­va­va­no solo sto­rie  con tut­to il fa­sci­no del­la nar­ra­zio­ne, del so­gno ge­nu­i­no di av­ven­tu­re di ogni ge­ne­re, pi­lotate in prin­ci­pio dal­le pa­ro­le scrit­te, che si sono tra­mu­ta­te pre­sto in fu­met­ti e nel ci­ne­ma­to­grafo.
Que­sta sto­ria è un con­den­sa­to or­mai stri­min­zi­to, alle por­te di una nu­o­va era cul­tu­ra­le - in­ten­do il se­co­lo scor­so, 1939 - di un´av­ven­tu­ro­sa ri­cer­ca già di­ve­nu­ta leg­gen­da­ria sin dai se­co­li pas­sa­ti. Oggi ad o­pe­ra di un ti­zio gra­dua­to da Sua Ma­e­stà Bri­tan­ni­ca, il qua­le or­mai in pen­sio­ne per l´ap­pun­to an­da­va cer­can­do nien­te­me­no che la “fon­ta­na del­la gio­vi­nez­za”.
La sua fortuna, tra una pri­ma pre­sen­ta­zio­ne e la spie­ga­zio­ne prag­ma­ti­ca, dura po­che pa­gi­ne di un pri­mo li­bret­to pub­bli­ca­to in quell´anno; la re­la­zio­ne ad o­pe­ra di uno sce­neg­gia­to­re di Hol­lywo­od: cosa si può chie­de­re di più?
Su­bi­to pas­sa a de­scri­ve­re l´ef­fet­ti­va sco­per­ta, va­ga­men­te il dove e so­prat­tut­to in che cosa con­si­ste; e la in­se­gna a tut­ti a pie­ne mani, giac­ché si trat­ta solo di po­chi mo­vi­men­ti del cor­po, da met­te­re in onda ogni gior­no.
Per in­ci­so, il mio sag­gio con­tie­ne la tra­du­zio­ne ac­cu­ra­ta< dell´e­di­zio­ne o­ri­gi­na­le, e­sen­te dal­le al­te­ra­zio­ni ed ag­giun­te fin dal 1945 ad o­pe­ra di pre­sun­ti e­sper­ti, per lo più ar­bi­tra­rie ed er­ro­nee; per non ci­ta­re le fal­si­fi­ca­zio­ni suc­ces­si­ve. In una cer­ta mi­su­ra è sta­to pro­prio que­sto a met­ter­mi al la­vo­ro.

Non si di­reb­be che tut­to ciò val­ga ad ec­ci­ta­re la vo­stra fan­ta­sia o una spe­cia­le par­te­ci­pa­zio­ne, al di là di un li­ne­a­re sba­di­glio.
C´è però un a­spet­to da non tra­scu­ra­re: che la tec­ni­ca, ap­pli­ca­ta in mez­zo mon­do e pro­prio per que­sto dif­fu­sa in 18 lin­gue, re­si­sten­do per più di 80 anni al na­tu­ra­le in­vec­chia­men­to  di ogni no­ti­zia, ha di­mo­stra­to a tut­ti di fun­zio­na­re, a­li­men­tan­do con for­za un vero e pro­prio mer­ca­to tra e­di­to­ri e pa­le­stre!

Per­ciò, se e quan­do ti sen­ti­rai pron­to - il che non com­por­ta es­se­re an­zia­no o aver per­so trop­pi pez­zi lun­go la stra­da, giac­ché è un po­ten­te an­ti­do­to - non hai che da pro­va­re an­che tu.



pa­g. 1/4