Come leg­ge­re (e come non leg­ge­re) que­sto sag­gio


on è “un li­bro da leg­gersi” tut­to d'un fia­to ed una sola vol­ta (di que­sti ce ne sono fin trop­pi) e va det­to che, come ogni pa­sto so­stan­zio­so, se con­su­ma­to di cor­sa e sen­za ma­sti­ca­re, può ri­sul­ta­re un po' in­di­ge­sto.

La sua struttura perņ, alquanto specia­le, č predisposta per es­se­re af­fron­ta­ta in vari modi:

  1. Il più na­tu­ra­le è se­guir­ne il per­cor­so ca­pi­to­lo dopo ca­pi­to­lo, an­che uno ogni gior­no, dopo i pri­mi in­tro­dut­ti­vi, sal­tan­do even­tual­men­te quel­le par­ti­co­la­ri aree spe­cia­lizzate di in­te­res­se non im­me­dia­to.
    Con l'ese­cu­zio­ne pra­ti­ca dei Riti ne sa­re­te in­cu­rio­si­ti e sa­ran­no lì pron­te.

  2. Il più sin­te­ti­co è pre­di­spo­sto da una se­rie di cor­ni­ci che in­qua­dra­no i pa­ra­gra­fi - come la bor­da­tu­ra su­pe­rio­re-si­ni­stra in gri­gio di que­sto - se­le­zio­nan­do in pro­gres­sio­ne nel­le pa­gi­ne in­te­res­sa­te le tes­se­re più si­gni­fi­ca­tive nel mo­sa­i­co dei con­cet­ti svi­lup­pa­ti, così da in­di­ca­re la suc­ces­sio­ne in cui leg­ger­li. È il filo che col­le­ga ed uni­sce i trat­ti es­sen­zia­li per com­pren­de­re il sen­so in­trin­se­co del­le pra­ti­che.

  3. Se an­che que­sto do­ves­se ri­sul­ta­re al mo­men­to trop­po im­pe­gna­ti­vo o trop­po len­to nel sod­di­sfa­re le aspet­ta­ti­ve, so­prat­tut­to ri­guar­do alle ese­cu­zio­ni, po­te­te ini­zia­re a leg­ge­re la par­te tra­dot­ta, ac­ces­si­bi­le fin dal pri­mo dei tre in­di­ci sui qua­li è im­per­nia­ta la trat­ta­zio­ne.
    Le istru­zio­ni ori­gi­na­li, come ha in­te­so ri­por­tar­le il no­stro “Co­lon­nel­lo Bradford” - os­sia il mi­dol­lo di tut­ta la ma­te­ria - sono sta­te fe­del­men­te tra­dot­te in­sie­me alla nar­ra­zio­ne del­le sue espe­rien­ze di istrut­to­re, il tut­to in­ter­ca­la­to da ac­cu­ra­ti com­men­ta­ri, con il­lu­stra­zio­ni e fo­to­gram­mi espli­ca­ti­vi di ogni det­ta­glio. A par­ti­re dal cap. 11°, le ri­co­no­sce­rete fa­cil­men­te per lo spe­ci­fi­co ca­rat­te­re adot­ta­to, di cui que­sto è solo un esem­pio, che vale per ogni ri­por­to dal con­te­sto ori­gi­na­le. È una nar­ra­ti­va sem­pli­ce e gra­de­vo­le, suf­fi­cen­te a far svol­ge­re i Riti a mi­lio­ni di­persone dal '39 ad oggi.

Ver­rà il mo­men­to in cui vor­re­te ap­pro­fon­di­re mag­gio­ri con­te­nu­ti ed apri­re uno spi­ra­glio sul “pri­ma” e sul “dopo”!

Nel cor­so del­la sua ste­su­ra, io stes­so ho avu­to modo di enu­cle­a­re cer­ti pa­ra­dig­mi sol­tan­to do­po aver­li ab­boz­za­ti in pri­ma ma­nie­ra per poi ri­me­di­tar­li a lun­go; e solo dopo anni di pra­ti­ca ho ve­du­to aprir­si cer­te por­te, che con­du­ce­va­no alle mol­te­pli­ci ve­ri­tà im­pli­ca­te.
Val la pena di ag­giun­ge­re che la loro espo­si­zio­ne ha com­por­ta­to non po­chi sfor­zi e sa­cri­fi­ci, per su­pe­ra­re osta­co­li più o meno na­tu­ra­li che si sono in­ter­po­sti sen­za tre­gua al con­se­gui­men­to del la­vo­ro fi­ni­to.

Nel­la mia lun­ga espe­rien­za di pro­gram­ma­to­re, lad­do­ve pro­ble­mi di no­te­vo­le com­ples­si­tà tro­va­va­no col­lo­ca­zio­ne in mi­nu­ti, non ho mai in­con­tra­to tan­te dif­fi­col­tà come quel­le che pre­sen­ta il do­ver strut­tu­ra­re gli al­go­rit­mi più ele­men­ta­ri. Que­sto ap­pa­ren­te pa­ra­dos­so tro­va spie­ga­zio­ne nel fat­to che è pro­prio su tale strut­tu­ra­zio­ne che si fon­da l'ef­fi­cen­za del­le for­mu­la­zio­ni più com­ples­se
Pa­ral­le­la­mente e non di rado, su­o­na ter­ri­bil­men­te dif­fi­ci­le il ca­pi­re in modo da po­ter ren­de­re com­pren­si­bili ad al­tri le cose più sem­pli­ci!


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